LIBRIAMOCI, INCONTRO CON ELENA BUCCOLIERO, AUTRICE DI “I SOGNI HANNO LA TESTA DURA”

Nell’ambito del progetto Libriamoci, martedi 28 marzo alle ore 9.30, nell’Aula Magna del Liceo, si sovlgerà un incontro con Elena Buccoliero, per la presentazione del suo libro “I sogni hanno la testa dura“.

Le storie raccolte in questo libro, tratte da articoli pubblicati dall’autrice sul blog online della rivista AZIONE NON VIOLENTA IN RETE “Prima le donne e i bambini”, nascono dall’esperienza maturata da Elena Buccoliero durante il periodo di servizio come giudice onorario al tribunale per i minori di Bologna, nel ruolo di Direttrice della FOndazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati e di referente dell’Ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara.

Sono affidate al lettore non con la presunzione che la visione dell’autrice sia esaustiva e offra un punto di vista oggettivo, ma come sollecitaazione a nuove riflessioni.

Parteciperanno all’evento gli alunni provenienti da alcune classi terze, quarte e quinte.

Ci sono libri i cui titoli, particolarmente evocativi nella loro incisività, sembrano in qualche modo chiamare, invitare essi stessi i lettori, sollecitarli alla lettura. “I sogni hanno la testa dura” di Elena Buccoliero è indubbiamente uno di questi ed offre immediatamente a coloro che vi si accostano l’idea della tenace determinazione che sempre accompagna la difficile ma esaltante realizzazione di ideali, capace di sfidare tutte le difficoltà, le resistenze, gli ostacoli, più forte di ogni limite. Edito per i tipi della casa editrice La Meridiana, una bella realtà editoriale del nostro paese da sempre particolarmente sensibile ed attenta a quelle tematiche e problematiche di matrice sociale che attraversano spesso drammaticamente la nostra contemporaneità, il libro, affidato ad uno stile espressivo immediato ed efficace, potrebbe essere descritto come una sorta di vero e proprio mosaico di storie vere che l’autrice ha selezionato dagli articoli comparsi sul blog di Azione nonviolenta tra il settembre 2018 e il novembre 2020. Elena Buccoliero, sociologa e counselor, è stata fino al 2021 la direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati ed ha ricoperto il ruolo di referente dell’ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara. Dal 2008 al 2019 è stata giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Da molti anni aderisce al Movimento Nonviolento. Il suo libro è una vera e propria testimonianza, necessaria, che nasce indubbiamente da una capacità di osservazione critica e nello stesso tempo empatica della realtà. L’autrice sembra accostarsi infatti ai protagonisti di tali storie con quella “sympatheia” nel senso greco del termine, che rimanda quindi alla condivisione, alla compartecipazione dei problemi dell’altro. Sono storie che interpellano profondamente le nostre coscienze e sollecitano le nostre riflessioni, poiché trattano temi tanto delicati quanto importanti e che segnano profondamente il nostro tempo, le nostre esistenze: la tutela dei bambini, la violenza sulle donne, la migrazione, il coronavirus con il suo impatto sulle nostre vite. E poi ancora l’educazione, la scuola. Uno sguardo sulla nostra società, quindi, con le sue contraddizioni irrisolte, tra slanci di generosità e chiusure, tra desideri di un mondo più giusto per tutti e disillusa consapevolezza di quanto difficile sia riuscire a costruirlo. In queste stanze – scrive Elena Buccoliero nella prefazione al libro – ho vissuto a lungo ricevendo la storia di tante persone. Ho conosciuto violenze estreme e doni generosi, e ho rilevato contraddizioni tra il desiderio di liberazione e il bisogno di riconoscersi nella propria immagine riflessa. Non c’è niente di semplice, forse proprio per questo ho sentito il bisogno di raccontare, corteggiando quel succo di contraddizioni che più di tutto ci rende umani e capaci di accogliere l’umanità dell’altro. Ed è proprio in queste parole che è possibile cogliere la cifra più vera e più autentica del libro: lo sguardo di umanità con il quale osservare, cercare di capire, in maniera lucida, attenta. Se è vero che humanitas significa che l’altro non può essere estraneo (“humani nihil alienum a me puto”, per dirla con l’autore latino Terenzio), allora necessariamente ciò implica empatia, capacità di comprensione autentica, solidarietà concreta. “La vita è l’arte dell’incontro” è la significativa citazione di Vinicius de Moraes che introduce alla lettura: e di incontri il libro tratta, e di vite: come quella di Gholam Najafi, a Venezia a 16 anni dopo 6 di viaggio e di lavoro per pagarsi il viaggio, unica possibilità di scappare dalla guerra in Afghanistan. Le storie non gli mancano, né l’amore per le parole e un’aspirazione profonda alla poesia. O come i desideri di futuro, uguaglianza, partecipazione di ragazzi siriani. O ancora le adolescenze difficili in due famiglie pakistane di tre sorelle e tutte e tre d’amor. Per arricchire il pensiero, ogni racconto si associa ad un link, che rimanda a un frammento musicale o teatrale, oppure a un video. Il passaggio da una stanza all’altra è segnato da una filastrocca che idealmente vuole costituire un legame tra una storia e l’altra, una sorta di ponte che diviene quindi davvero ideale metafora della rete di collegamento che unisce, come un filo che crea legami, intrecci, trame che rimandano al tessuto della relazione e quindi alla umanità.

Venturella Frogheri


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