Cara Grazia,
mentre ti scrivo questa lettera, nuorese ad una nuorese, ho dinnanzi a me l’immagine che ti ritrae in occasione della cerimonia del Premio Nobel per la letteratura: è il 10 dicembre del 1927 e tu sei seduta, composta, unica donna “fra i principi di sangue reale”.
Sei elegante nella tua semplicità: il volto serio, i capelli candidi, lo sguardo attento. E poi ti alzi in piedi, piccola vicino a uomini importanti, fiera, orgogliosa: ascolti le motivazioni di un riconoscimento così prestigioso. Sono parole importanti, e tu ti riconosci sicuramente in esse. Ti immagino pienamente consapevole della loro forza e della loro verità autentica, perché sai nel profondo come sia nata in te, prepotente, una precoce vocazione letteraria che tanti anni prima ti ha spinto, contro tutto e contro tutti, nonostante le critiche, i pregiudizi, le incomprensioni che si frapponevano al tuo sogno, entro una comunità ancorata ad un “mos maiorum” che non concepiva una piena affermazione della donna in ambiti che non fossero quelli codificati dalla tradizione. Volevi leggere, studiare, comporre, dare corpo alle parole per ritrarre così icasticamente storie di passioni dirompenti, desideri segreti, arcani aneliti, percorsi interiori dei personaggi che animano le tue narrazioni.
Come è lontana ora Nuoro, la tua casa nel cuore dell’antico quartiere di Santupredu… Come è distante il monte Ortobene, da te tanto diletto, e la Sardegna con i suoi paesaggi aspri.
Da tempo hai lasciato la tua isola, vivi a Roma, con tuo marito, i tuoi figli. Eppure nel momento così solenne che sancisce la tua consacrazione internazionale quella terra è presente nella tua mente, abita, indelebile, il tuo cuore. E forse ripensi a te bambina, e poi fanciulla. Un temperamento malinconico, romantico, il tuo, tendente alla introspezione. Una giovane donna determinata, volitiva. Le fotografie che ti ritraggono in quella fase della tua vita rivelano nell’espressione del volto, nella profondità degli occhi, un atteggiamento pensoso e le doti di riflessione proprie di chi sa attentamente osservare i paesaggi esteriori e scrutare con la stessa intensità quelli interiori, “le misteriose tavole del cuore umano” che hai saputo così efficacemente trasfondere nelle tue opere.
È stata la tua risolutezza tenace a condurti ad un traguardo che pochi avrebbero potuto anche solo immaginare. E ora, nella grande sala dei concerti di Stoccolma, tu “piccolissima” ma “ardita come un gigante”, ricevi il più insigne riconoscimento. Mantieni la tua semplicità, la sobrietà che ti connota. “Continuerò a lavorare come prima – dichiarerai ai giornalisti. – Nulla sarà mutato”.
Cara Grazia, ti dobbiamo un grazie speciale, non solo per il fatto che per te Nuoro e la Sardegna acquistano risonanza, ma soprattutto perché in te possiamo scoprire o riscoprire l’orgoglio di ciò che siamo, di ciò che ancora potremmo essere. Tu lo sapevi bene che cosa sia davvero necessario: “Cuore, bisogna avere, null’altro”.
Venturella Frogheri
Insegnante
Liceo Asproni, Nuoro 2021