“L’ANNULLAMENTO DELL’UOMO NEI LAGER NAZISTI” di Luca Acciaro (2^B)

La maggior parte dei prigionieri è, comprensibilmente, tormentata da una sorta di complesso di inferiorità. Ognuno di noi è stato qualcuno, o almeno credeva di esserlo. Ora invece, qui ci trattano letteralmente come se non esistessimo neppure.

Viktor Frankl

In questa frase, scritta dallo psichiatra e  filosofo austriaco Viktor Frankl in merito alla sua esperienza nel lagher, è spiegato bene come, nei campi di concentramento nazisti l’uomo venisse letteralmente “annullato”. Come racconta anche Primo Levi in “Se questo è un uomo”, nei campi avveniva una vera e propria trasformazione: i prigionieri subivano un trattamento tale da portarli a non considerarsi neppure tra di loro umani, ma animali. Si viveva, come tristemente noto, in condizioni terribili, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico, venendo appunto trattati come degli esseri inferiori, e spinti addirittura a convincersi di questo. A molti ex-deportati è stato chiesto il perché della mancata organizzazione della rivolta, la risposta è stata quasi sempre la stessa: il disumano trattamento riservato ai detenuti li ha portati inesorabilmente a pensare di non potercela fare. Nei campi si perdeva ogni briciola di speranza e fiducia, e il clima non poteva che essere di tragica rassegnazione.

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