Pensieri sotto la doccia: L’ANSIA di Maria Antonietta Balvis e Marta Seddone

 Ciao a tutti!

Questo, più che un articolo informativo, sarà, in qualche modo, una riflessione, scaturita quando abbiamo colto la presenza di una condizione molto frequente soprattutto nella nostra generazione: l’ansia. Chiariamo subito che sarà trattato sia il disturbo dell’ansia, sia quella sensazione che tutti noi conosciamo, avendone avuto almeno un momento nella nostra vita, a causa della quale ci siamo sentiti oppressi, schiacciati dal peso di qualcosa che non ci ha dato tregua finché, quasi magicamente, è sparito. Non descriveremo cosa sia l’ansia in sé: siamo sicure, infatti, che lo sapete tutti e ognuno la ricollega ad una circostanza personale e la vive in maniera diversa. Vogliamo piuttosto rivolgerci ad un insieme più grande, a noi adolescenti. 

Da sempre l’adolescenza è etichettata come il periodo in cui si è più ribelli, in cui si fanno esperienze irripetibili, in cui iniziamo a vedere ciò che ci circonda da un’altra prospettiva e sicuramente è tutto vero, per certi versi. Sempre, tuttavia, ci si dimentica di aggiungere alla descrizione una componente fondamentale che ci accompagna in questo percorso di transizione verso l’età adulta, ed è proprio l’ansia. Come dicevamo in precedenza, non c’è qualcosa di universale che causi questo senso di oppressione, però ci siamo rese conto di quante persone che ci circondano ne soffrano, in forme più o meno gravi o preoccupanti. Purtroppo, così come è diffuso il fenomeno, in maniera inversamente proporzionale si fa ricorso alla terapia. Tant’è che, sicuramente, molte persone che conosciamo soffrono d’ansia, ma difficilmente si sono mai rivolte ad uno psicologo… 

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Questo rifiuto perentorio di volersi affidare a qualcuno che avrebbe tutti i mezzi per poterci aiutare, a nostro parere, va imputato innanzitutto ad un motivo: la pudicizia nei confronti delle persone che ci conoscono e, ancor più, nei confronti dei propri genitori. Infatti tante persone, chi per pura vergogna, chi per orgoglio, chi per evitare di dare preoccupazioni ai famigliari, preferisce direttamente non esporsi. Questo atteggiamento, oltre ad essere dovuto alla poca informazione riguardo l’argomento, è spesso preso sotto gamba perché non si conoscono i possibili disturbi (in gran parte molto seri) in cui, se ignorata, potrebbe sfociare l’ansia. Siamo convinte che noi ragazzi tendiamo ad indossare sempre una sorta di maschera e abbiamo così tante paure, insicurezze e timori che tentiamo di non mostrarne neanche uno. La paura di essere etichettati come “diversi” e per questo non essere accettati, di un presente o un futuro da soli, di essere scartati dalla società poiché non sono incarnati gli standard che essa ci propina quotidianamente: tutte queste sono caratteristiche comuni più o meno a tutti i giovani del ventunesimo secolo, ma vengono represse, spinte e schiacciate dentro, in modo da non farle uscire per dimostrare che non abbiamo paura, che possiamo farcela da soli anche se, a volte, tutto ciò risulta più difficile del previsto. Probabilmente se qualcuno di voi soffre o ha sofferto d’ansia ha pensato “Non ce la faccio da solo, ma lo sono”; avrete pensato che le vite degli altri sembrano così semplici, così piene, così belle rispetto alla vostra; vi sarete sentiti incompresi, confusi, impauriti: vi garantiamo che non è così. Siamo tutti preda di pressioni sociali, di difficoltà che ci appaiono insormontabili ma che, in realtà, siamo in grado non solo di superare, ma spesso addirittura di poter controllare. Tante cose nella vita potrebbero essere motivo di preoccupazione per noi, potrebbero sembrarci dei giganti nei nostri confronti: talmente alti, che ci sentiremo piccoli e fragili. 

In compenso, però, abbiamo una voce forte e tanto da donare a questo mondo.   

Non abbiamo pensato a questo articolo per dirvi qualcosa di nuovo, non abbiamo la presunzione di sapere cosa stia succedendo nelle vostre vite né di essere in grado di aiutarvi. Speriamo soltanto di avervi fatto sentire, almeno per un momento, meno soli. 

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