“HA SPACCATO IN DUE LA STRADA”, NOTE SULLA POESIA DI ELENA MANNI, A CURA DI VENTURELLA FROGHERI

È sempre una esperienza particolarmente emozionante leggere le composizioni poetiche di Elena Manni, autrice che rivela un apprezzabilissimo talento nell’arte della ποίησις. Non è una lettura che possa definirsi semplice o immediata: i suoi scritti sono in grado di veicolare contenuti forti, affidati ad una forma stilistica che si avvale di metafore spesso ardite e di associazioni lessicali inusitate, mai banali, tali da lasciare intuire nell’autrice una profonda meditazione che precede ed accompagna la scelta delle parole e la loro “iunctura”.

Occorre allora che chi legge dapprima si soffermi a visualizzare idealmente le immagini evocate dalle parole, icasticamente vivide nella loro plasticità cosi concreta, quasi materica, e solo in un secondo tempo ascolti le emozioni, le vive sensazioni, le impressioni che la poesia ha saputo destare nel suo animo per potere giungere alla comprensione autentica e vera del testo.

Sperimentando tale approccio che si potrebbe definire sinestetico il lettore attento non potrà non sentirsi profondamente coinvolto sul piano psicagogico: e d’altra parte è questo forse il fine del dettato poetico: toccare il cuore, suscitando emozioni e suggestioni, ed anche dire in forme evocative l’ineffabile, attraverso il potere straordinario del linguaggio. Il testo ” “ha spaccato in due la strada”conferma pienamente quanto sopra detto a testimonianza delle notevoli capacità creative di Elena Manni.

La terribile realtà della guerra viene rappresentata in forme tragicamente dicotomiche: da un lato i richiami all’orgogliosa, tracotante volonta di affermazione prepotente (“il corso trionfale”, i carri”, i “cingoli”), ed insieme attraverso le immagini dolentissime della “palma insanguinata”, dei “corpi straziati”, delle “croci chiodate di sangue”: immagini che si dipanano entro un tessuto densissimo di significativi rimandi che allusivamente richiamano la Passione di Cristo, tragico paradigma di una umanità drammaticamente scissa tra aspirazioni ideali ed inconsapevolezza (“santa ignoranza”), fragile e attraversata dalla miseria e dalla asprezza del dolore (“uomini d’acqua e d’aceto”), bisognosa di un riscatto che sembra lontano (“e non è ancora pasqua”).

La lettura del componimento di Elena Manni, connotato dal sapiente utilizzo di accorgimenti stilistico-retorici di grandissima valenza espressiva, in primis la metafora, colpisce profondamente lasciando nel lettore una toccante impressione di autentica commozione e di verità.


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