“FORZA VERSUS DIRITTO”, NOTE SU UN’ESPERIENZA DIDATTICA DEGLI ALUNNI DI IVB e IVC

Note su una esperienza didattica in forma di prova di competenza: simulazione del dibattito tra Melii e Ateniesi tratto dalle “Storie” di Tucidide
A cura degli alunni delle classi IV B e IV C
Coordinamento didattico: prof.ssa Venturella Frogheri


Quando si parla di eventi del passato, si tende sempre a circoscriverli in un’epoca e in determinato contesto socio-culturale e a ritenere che coloro che vivono nel presente abbiano semplicemente il compito di ammirarne da lontano la bellezza, considerandola estranea e poco attinente al nostro tempo. La nostra formazione quotidiana ci dimostra il contrario: la conoscenza del passato è imprescindibile per affrontare il presente e renderlo significativo. Ne erano perfettamente consapevoli gli antichi e in particolare, lo storico greco Tucidide (V secolo a. C.), il quale definiva la storia come “κτῆμά τε ἐς αἰεὶ’’ (possesso per sempre). Questo principio si è concretizzato nel corso di una prova di competenza di Greco, svoltasi nella classe IV B con il coordinamento didattico della prof.ssa Venturella Frogheri. Siamo partiti dalla attenta lettura di un passo, “Il dialogo degli Ateniesi e dei Melii” dello storico greco su menzionato, autore di una narrazione dedicata alla guerra del Peloponneso, acerbo conflitto combattuto tra il 431 e il 404 a. C., che vide la lotta tra Atene e Sparta e coinvolse quasi tutti gli stati greci. Nell’estate del 416 a. C. gli Ateniesi attaccarono l’isola di Melo, colonia spartana, che voleva mantenere la neutralità. Gli Ateniesi inviarono una ambasceria ad intimare la resa e ai Melii, che si appellarono alla giustizia ed all’onore, essi, portando inesorabilmente la discussione sull’utile, opposero le ragioni del più forte e gli interessi inderogabili del loro impero. Con le loro abilità discorsive cercarono di convincere i loro nemici che la cosa migliore fosse essere a loro sottomessi, piuttosto che essere annientati in qualità di nemici liberi. I Melii, con coraggio e determinazione, rifiutarono di piegarsi, difendendo il loro diritto alla neutralità: una difesa basata su principi di giustizia condivisa, che include il reciproco riconoscimento dell’autonomia tra le polis. Gli Ateniesi, d’altro canto, sembrarono essere mossi da una volontà di espansione e dominio, senza tener conto delle conseguenze morali che ciò avrebbe potuto comportare.
Di seguito un breve estratto del passo:
Ateniesi …voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i piú deboli vi si adattano”.
Meli: “E come potremmo avere lo stesso interesse noi a divenire schiavi e voi ad essere padroni?”.
Ateniesi: “Poiché voi avrete interesse a fare atto di sottomissione prima di subire i più gravi malanni e noi avremo il nostro guadagno a non distruggervi completamente”.
Meli: “Sicché non accettereste che noi fossimo, in buona pace, amici anziché nemici, conservando intatta la nostra neutralità?”.
Ateniesi: “No, perché ci danneggia di più la vostra amicizia, che non l’ostilità aperta: quella, infatti, agli occhi dei nostri sudditi, sarebbe prova manifesta di debolezza, mentre il vostro odio sarebbe testimonianza della nostra potenza”.
I Meli non vollero cedere e gli Ateniesi, conquistata l’isola, passarono per le armi tutti gli adulti e resero schiavi i fanciulli e le donne.
La nostra prova consisteva nel simulare la discussione tra le due delegazioni: un gruppo ha interpretato i Meli ed un altro gli Ateniesi, dinnanzi ad una giuria costituita dagli alunni della classe IV C, chiamata alla fine a decretare la squadra più abile nelle argomentazioni a difesa della propria tesi. L’alunna Paola Vilia della classe IVB ha rivestito il ruolo di grammatèus ovvero, come nell’antica Grecia, cancelliere o segretario presso la bulè o consiglio, e si è occupata della fase di introduzione al dibattito e di trascrizione in sintesi delle argomentazioni proposte dalle due squadre La discussione è stata condotta con molta partecipazione ed autentico interesse, nonchè con toni giustamente accesi da entrambe le parti, nel pieno rispetto dei ruoli ricoperti. L’esperienza ci ha offerto lo spunto per riflettere sui rapporti di potere e ci ha spinto a chiederci se sia giusto seguire la legge del più forte o se sia invece più corretto osservare la legge che preserva il diritto e la morale. La simulazione inoltre ci ha permesso di confrontare il passato e il nostro presente, per avere un approccio più critico relativo ad esso. Uno degli aspetti che ci hanno maggiormente colpito è stata la retorica fredda e calcolata dei conquistatori, che dà alla crudeltà e all’ egoismo spietato la maschera di compassione verso i vinti, i quali dovrebbero nutrire gratitudine verso i vincitori.
Il passo di Tucidide dimostra che molto, troppo spesso la gestione del potere è esercitata attraverso la violenza e la volontà di dominio da parte del più forte nei confronti del più debole. “Historia magistra vitae”, “la storia è maestra di vita”, sostenevano gli antichi: e lo studio del mondo antico diviene quindi veicolo per una maggiore comprensione del presente.

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